16 Novembre 2020
Il Blog di RID 96.8 FM

Il sorriso della Minerva

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La Sapienza, la più grande e antica università d’Europa, dopo sette secoli di storia, ha una Rettrice con mente e cuore di medico, Antonella Polimeni.

Chissà quante volte si sarà sentita ripetere che era meglio lasciar perdere, che non valeva la pena trascorrere tutto quel tempo su numeri e formule, che la medicina era roba da uomini e lei, una bambina,  avrebbe fatto bene a trovarsi un altro passatempo. Di certo non è stato un percorso facile quello di Antonella Polimeni; non lo è mai per una donna che voglia farsi largo in ambiti prettamente maschili, che voglia abbattere gli stereotipi di genere, che voglia sciogliere tutti i pregiudizi ideologici che per secoli hanno tacciato le donne d’incapacità gestionale e decisionale. Non è stato semplice neanche stavolta, in cui era presente e attiva una fronda molto ben nutrita di contrari alla sua elezione, anche all’interno di Medicina e Odontoiatria, la facoltà di cui è Preside.Sin dal 1919 in Italia siamo state ammesse all’esercizio di tutte le professioni e impieghi pubblici, con l’esclusione –non casuale- della difesa militare dello Stato e della magistratura. Fino al 1963 ci fu negato l’accesso come giudici, ritenute inette e squilibrate perché munite di isteros, in greco utero. Queste argomentazioni allora furono declamate da tanti, persino tra i padri Costituenti. La Giustizia era affare loro. Così come la Politica, l’Esercito, lo Sport professionistico, le posizioni apicali negli Atenei.

Ancora oggi neanche la toga, la divisa, il camice o un tailleur maschile ci fanno dire che sì, ce l’abbiamo fatta.  Ancora oggi tutto ci spinge  un passo indietro: ci laureiamo prima e meglio degli studenti maschi ma il lavoro femminile è spesso precario, a volte neanche riconosciuto, come quello domestico e di cura. Per essere presenti sul lavoro rimandiamo la maternità e, pur di lavorare, sopportiamo di essere pagate meno dei colleghi uomini. Ci pieghiamo ad austere regole di un gioco che non ci appartiene, perché lo hanno scritto altri e alla fine lo giocano solo loro.

Ma è ora di cambiar passo. Di rovesciare i paradigmi culturali del passato, di guardare al futuro e a quella rinascita che tutti auspichiamo in tempi così difficili. Per la prima volta invitati a votare in modalità online in piena emergenza sanitaria pandemica, gli (illustri) elettori hanno scelto lei: Antonella Polimeni ce l’ha fatta. E con lei ce l’abbiamo fatta anche tutte noi, che con occhi lucidi ed emozionati applaudiamo al suo traguardo.

“Forse sono la prima , ma non sarò di certo l’ultima” sono state le parole della vicepresidente Usa Kamala Harris solo pochi giorni fa sul palco. Ed è proprio così: Polimeni apre una strada preziosa al riconoscimento del merito delle donne e apre un nuovo, bellissimo orizzonte ai sogni delle nostre figlie e nipoti. 

La statua della Minerva in città universitaria – guai a guardarla negli occhi prima di un esame – oggi sorride. Lucida e fiera con la sua lancia puntata verso il basso. Perché non è con la prepotenza che le Donne conquisteranno il mondo ma con la forza della saggezza delle loro idee.

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